giovedì 31 maggio 2012

Altre foto dall' elicottero

Foto di Alberto Locatelli http://www.kreophoto.com/di-cosa-ci-occupiamo/book-fotografici/
Itinerario parte alta

Itinerario dall'alto

Calziamo gli sci dopo la seconda doppia





Il difficile traverso 55° 


Il traverso con risalita a scaletta

La parte centrale 50°





















mercoledì 30 maggio 2012

Finalmente!! La Prima discesa con gli sci del canalone sud delle Dames Anglaises

Che Pazienza!
Fare qualcosa di "nuovo" sul Monte Bianco è estremamente difficile. La storia dell'alpinismo inizia con la conquista del Monte Bianco nel lontano 1786, da allora centinai di alpinisti hanno aperto vie nuove di salita scalando, esplorando tutte le creste e le pareti dei 645 Km quadrati della catena, al punto che oggi l'avventura su una via nuova è pressoché impossibile. Gli alpinisti sciatori che hanno "aperto" itinerari di discesa sono solamente una quindicina, spesso mi sono chiesto il perché siano stati così pochi. Credo siano due i fattori: nell'immaginario collettivo scalare una montagna ed arrivare su di una cima è estremamente gratificante e in questa ottica si da molta più importanza, anche mediatica, alla salita e allo stile utilizzato. Invece, poco importa come si scende a valle, come se ridiscendere fosse una banalità. Secondariamente, mentre nellʼalpinismo, gli scalatori progrediscono in cordata, assicurati tra di loro e ancorati alla parete che garantisce una certa sicurezza, per gli sciatori del ripido non è possibile proteggersi da eventuali cadute. Lo sci estremo è unʼattività riservata a pochi, con capacità tecniche e di valutazione dellʼambiente sopraffine, unitamente a nervi saldi e doti non comuni nel gestire le ansie che inevitabilmente accompagnano le discese più audaci. Diversi sport sono etichettati come attività estreme, ma, spesso a sproposito. Lo sci ripido rappresenta invece la vera essenza dellʼestremo, poche altre attività possono procurare scariche di adrenalina simili e nello stesso tempo garantire incommensurabili gratificazioni. Lo sci estremo è sicuramente molto più pericoloso dell'alpinismo, solo la scalata in "Freee Solo" può essere paragonata allo sci ripido come esposizione.
Nei primi anni settanta alcuni sciatori alpinisti di eccezionale coraggio, iniziarono ad avventurasi su pendenze superiori ai 45°. Anselme Baud, Patrick Vallancent, Silvain Saudan, Jean Marc Boivin  e l'italiano Stefano de Benedetti, scrissero pagine memorabili di sci estremo che ancora oggi rappresentano il riferimento per i pochi sciatori del ripido che ne seguono affascinati le orme.
Tre mesi di osservazioni, di valutazioni del manto nevoso per riuscire a portare a termine il nostro progetto. Qualcuno, dopo questa lunga attesa sicuramente avrà pensato che oramai non ce l'avremmo fatta, noi  invece, siamo sempre  stati fiduciosi e determinati nel raggiungere l'obbiettivo. Una discesa del genere comporta una meditata e attenta valutazione delle condizioni: non si deve tralasciare nulla. Trovarsi in quel canale con caduta sassi o valanghe e neve  inadatta vorrebbe dire mettere a repentaglio la propria vita. E' stato un'inverno davvero particolare; a gennaio  freddo intenso con poche precipitazione (il canale era completamente senza neve),  marzo con un caldo pazzesco e non un solo centimetro di neve fresca. Invece, in aprile e maggio è iniziato il vero inverno. Il primo tentativo era fallito per il mare di nubi, l'elicottero non era riuscito a salire sopra le nubi per realizzare le immagini; spesso le esigenze mediatiche non vanno d'accordo con quelle alpinistiche…Al secondo tentativo, il caldo improvviso ci ha costretti ad abbandonare quando eravamo duecento metri sopra il crepaccio terminale. Sapevamo di avere ancora qualche possibilità prima dell'arrivo del caldo e siamo rimasti in attesa. Abbiamo colto l'opportunità di qualche giorno di sole ed è andata bene. Nel pomeriggio di lunedì siamo saliti in funivia al rifugio Torino nuovo, solita cena (chi frequenta il luogo capisce…) alle ore 20 eravamo a letto e nonostante il martello pneumatico degli operai che lavorano 24/24 per la costruzione della nuova funivia, armati di tappi, siamo riusciti a prendere sonno. Alle 20,20 una "simpatica" alpinista francese con qualche anno di troppo e altrettanti kg, sbaglia camera ed entra parlando ad alta voce svegliandoci. Per un'attimo abbiamo pensato che volesse abusare di noi, abbiamo riso per lo scampato pericolo, vi lascio immaginare le battute…. A quel punto è stato impossibile riprendere sonno, alle 23.30 eravamo a far "colazione" ed a mezzanotte pronti a partire. Questa volta niente luna, era buio pesto ma c'era una buona traccia fino in vetta alla Tour Ronde. La discesa sul versante Brenva è stata meno impegnativa rispetto al secondo tentativo, la neve era molto dura e compatta ma non c'era ghiaccio. L'attraversamento in cordata del ghiacciaio della Brenva non ha dato problemi e dopo 3 ore dalla partenza dal rifugio Torino eravamo ai piedi del canalone. Dopo una breve pausa abbiamo iniziato la scalata, raggiunta la terminale abbiamo constatato che in soli quindici giorni il crepaccio si era allargato moltissimo; in alcuni punti raggiungeva quattro metri, un provvidenziale quanto pericoloso ponte di neve ci ha permesso di passare. Man mano che salivamo, la pendenza aumentava ed anche la neve diventava più dura. Mentre in basso si sprofondava e la progressione era parecchio faticosa, la neve compatta da un lato ci facilitava la salita, ma nello stesso tempo ci ha fatto riflettere, entrambi abbiamo pensato che per la discesa, di sicuro, avremmo dovuto aspettare che il sole ammorbidisse un po la neve. La progressione è stata rapida, abbiamo avuto qualche problema nell'attrezzare una sosta, (tutte le fessure erano cieche) avevamo con noi chiodi e spezzoni di corda per i tre punti che sapevano di non poter sciare; c'erano infatti due risalti rocciosi e un canale di neve con ghiaccio di un metro e trenta di larghezza, troppo stretto per i nostri. Alle prime luci dell'alba (ore 6,00) eravamo sotto la Brèche, constatato che gli ultimi metri poco sotto il colle non erano sciabili per il ghiaccio e le rocce affioranti, calzati gli sci eravamo pronti per affrontare i settecento metri di dislivello del canalone. Per un normale sciatore calzare gli sci solitamente non è un problema, per noi, su quelle pendenze è uno dei momenti più pericolosi; occorre scavare con la piccozza uno spiazzo in modo da facilitare l'operazione che richiede sempre una grande attenzione. Le prime curve sono sempre le più difficile, la concentrazione è massima, rotto l'indugio, scaricata la tensione, quelle successive risultano più facili ma comunque la concentrazione deve essere assoluta. Devo dire che entrambi pensavamo che il pendio fosse meno impegnativo, invece, la pendenza era notevole, costante sui 50° con alcuni punti a 55°. Il punto più difficile è stato un "traverso" verso destra obbligatorio, dove entrambi abbiamo utilizzato la piccozza per una maggiore sicurezza. Siamo scesi con la solita tecnica alternata, ovvero: ci si muove uno alla volta e possibilmente non sulla stessa traiettoria. Mentre uno scia l'altro sta fermo di lato, magari al riparo dietro alle rocce se è possibile. Se per caso uno sciatore cade è impossibile che si fermi, se lo sciatore che è più in basso è sulla stessa traiettoria verrebbe inevitabilmente travolto ed entrambi morirebbero. Per cui, quando si affronta una discesa di questo tipo si è consapevoli che se si sbaglia, il compagno non potrà aiutarti e che dovrà forzatamente scansarsi per non essere travolto a sua volta. Reinhold Messner afferma che "l'esposizione" è la caratteristica indispensabile per un'avventura estrema, credo che la nostra discesa dalle Dames Anglaise indubbiamente faccia parte di questa categoria. In basso dove il canale si allarga e la pendenza diminuisce (45°) la tensione si è allentata, abbiamo sciato con più scioltezza e piacere,  superata la crepaccia terminale con un salto, la gioia è stata grande insieme alla consapevolezza di avere portato a termine un gran bella impresa.
Voglio ringraziare le aziende (le trovate in alto nella pagina iniziale del blog) che ci hanno sostenuto e che hanno reso possibile questa bella avventura.
Ma voglio ringraziare sopratutto le persone, che in diversi modi ci hanno aiutato, in ordine sparso:
Riccardo Fuochi
Emanuele Ravano
Alexander Friedman
Luca Macchioni
Sara Bianchedi
Roberto Ciceri
Manuele Barbon
Monica Boraso
Marco Servadei
Marco Costa
Augusto Prati
Paolo Tiraboschi
Stefania Del Giudice
Fabio Mainardi
Pasquale Ferrara
Nicola Emanuele
Carlo Limonta
Alberto Locatelli
Dario Locatelli
Jean Marie Rossi
Giorgio Domaine
Alex De Ventura
Federico Colli
Ed infine mia moglie Elena che cucina per i miei ospiti (amici fotografi, operatori, ecc..) e mi aspetta a valle in ansia..

P.S: Nei prossimi giorni appena i filmati e le foto saranno disponibili li pubblicherò sul blog,  comunicherò anche i link esterni per visionare il materiale realizzato.
A presto.
ed

Dopo rocce ghiaccio e precipizi, una bella foto rilassante del nostro eccezionale fotografo.



martedì 29 maggio 2012

Ce l'abbiamo fatta!!



Questa volta, forse anche per scaramanzia siamo partiti in sordina; pochi sapevano del nostro ennesimo tentativo. Tutto è andato per il verso giusto: previsioni meteo, neve, temperatura, anche la strategia si è rivelata azzeccata e finalmente siamo felici del risultato. Siamo anche molto stanchi, infatti, non abbiamo dormito per niente, siamo partiti dal rifugio a mezza notte; per cui vi prego di attendere per avere un racconto più dettagliato, adesso andiamo a dormire.
A presto
Edmond

P.S: Foto dall'elicottero di Alberto Locatelli  http://www.kreophoto.com/di-cosa-ci-occupiamo/book-fotografici/

Flambeau: mettiamo le pelli per a salita verso la Tour Ronde




Nella notte in discesa dalla Tour Ronde





Ore 3,00 am pausa ai piedi del canalone prima della scalata
La salita al buio

La salita al buio

All'uscita dello stretto canale non sciabile

Prime luci dell'alba

L'inizio del secondo risalto roccioso nella parte alta

In discesa a metà canale
                          

                              
Parte centrale




Salto della terminale


martedì 22 maggio 2012

mercoledì 16 maggio 2012

Speriamo torni presto il sole

Tempesta di vento e freddo sul Monte Bianco! Questa mattina a 3.500 metri c'erano -17 C° con vento fortissimo, in basso ad Entrèves +2 gradi alle 7,30. Da un lato questo clima preserva la neve, dall'altro ci impedisce di riprovare subito a salire in quota. Le previsioni per questa settimana e l'inizio della prossima danno ancora mal tempo, l'attesa comincia a diventare lunga, ma, comunque non abbiamo dubbi sulla riuscita del progetto; occorre pazientare.
A presto.
edmond
P.S. Nella foto l'Aiguille Noire e le Dames Anglaises da casa mia alle 10,30 di oggi (16-05-2012).

venerdì 11 maggio 2012

Sembra facile...



Questa volta sembrava andasse tutto per il meglio, il tempo era buono, l'innevamento del canale ottimo e invece, gli imprevisti spesso determinano il rinvio di un progetto. Francesco, lungimirante, visto che nei giorni scorsi era nevicato ancora, prima di cena è andato e tornato in sole due ore, dal rifugio ai piedi della Tour Ronde (crepaccio terminale) a fare la traccia per facilitare la progressione nella notte. Siamo partiti alle 3,30 di mattina dal rifugio Torino con una bella luna, che ci ha accompagnato e ci ha aiutato molto. La salita alla Tour Ronde è stata parecchio faticosa, non c'erano tracce, nessuno era ancora passato dopo il mal tempo, la neve ventata arrivava alle ginocchia. Sulla cima, un po di vento ci ha costretto ad indossare giacca e berretto. La discesa dalla spalla della Tour Ronde sul versante Brenva è stata parecchio impegnativa, le slavine avevano "pulito" il pendio e la neve  sottostante era veramente ghiacciata e ci ha costretti a prestare molta attenzione; cadere in quelle condizione vuol dire che non avremmo avuto la possibilità di raccontarla.....Più in basso dove il pendio è meno ripido, è stato piacevole e divertente disegnare curve fino al ghiacciaio della Brenva. L'attraversamento della Brenva, legati in cordata non ha creato problemi e se vogliamo, il ghiaccio era anche in migliori condizioni rispetto al primo tentativo del 2 di aprile. Alle ore 7,30, arrivati ai piede del "nostro" canalone, calzati i ramponi e con gli in spalle abbiamo iniziato la risalita del canale. Tutto sembrava andare per il meglio, eravamo già saliti per circa 200 metri di dislivello, quando invece, è arrivato il sole che in pochi minuti è diventato caldissimo; dalle pareti sovrastanti dell'Aiguille Noire dalle stesse Dames Anglaises, hanno cominciato a cadere slavine e pezzi di ghiaccio che pericolosamente rischiavano di investirci. Ad un certo punto abbiamo valutato che era troppo pericoloso proseguire e  calzati gli sci siamo scesi velocemente sul ghiacciaio della Brenva. Penso che abbiamo preso la decisione giusta, siamo dei professionisti, voler portare a termine un'impresa ignorando i segnali che la montagna ci manda, sarebbe da veri incoscienti. I tempi della natura vanno rispettati, la montagna non va sfidata, ma dobbiamo cogliere le opportunità che ci da. Come dicevano le vecchie guide alpine; "la montagna non scappa e se si vuole si può sempre tornare" ed è quello che faremo noi. Probabilmente cambieremo strategia, andremo a dormire in tenda ai piede del canalone. Saliremo il canale in piena notte, quando il freddo "blocca" neve e sassi e arriveremo in cima al canale appena farà giorno in modo da non prendere rischi inutili. La discesa di per sé è tecnicamente difficile e comporta rischi che però sono soggettivi e quindi, si possono controllare con la tecnica e l'allenamento. I rischi oggettivi sono invece al di fuori del nostro controllo, ma, quando si hanno segnali inequivocabili diventa più facile valutare le situazioni e prendere decisioni determinanti per l'incolumità della cordata. 
Sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata, in fondo se nessuno è ancora passato da quelle parti un motivo c'é.... ma, non nascondo che ieri pomeriggio, un po delusi lo eravamo. 
Non molliamo!! Valuteremo bene le previsioni meteo e a breve saremo di nuovo in azione.
A presto.










mercoledì 9 maggio 2012

Finalmente ci siamo!!


Dopo un'attesa durata più di un mese, finalmente sembrerebbe arrivato il momento giusto per la nostra impresa. In alta montagna durante questo lunghissimo periodo di brutto tempo, sono scesi circa due metri e mezzo di neve (quella che non è venuta quest'inverno...) che hanno causato un grosso pericolo di valanghe; infatti, l'ultima neve arrivata tende a scivolare sugli strati sottostanti più duri. Nei giorni scorsi, siamo stati in alto, abbiamo verificato che il "nostro" canale è ben innevato ed essendo molto ripido, la neve instabile è scesa in piccole valanghe, le condizioni sembrano molto buone.
Oggi pomeriggio in funivia saliamo ai 3.322 mt. del Rifugio Torino a dormire e nella notte partiremo per il nostro obbiettivo.
L'accesso al canalone delle Dames Anglaises, non è così agevole e prevede un lungo e complesso avvicinamento che durerà in totale circa 6 ore. Il programma rimane invariato: salite le ripide scale che portano dal rifugio Torino vecchio al rifugio Torino nuovo (3.375 mt.), attraverseremo fino al Col Flambeau (3.407 mt.), da qui una breve discesa con sci ai piedi ci porterà ai piedi dell' Aiguille du Toula. Con gli sci ai piedi e pelli di foca raggiungeremo la base della Tour Ronde, proseguiremo con  gli sci sulle spalle arrampicando fino a pochi metri dalla cima (3,792 mt.) da qui, calzati nuovamente gli sci in attraversamento raggiungeremo il Colle del Papa per proseguire sciando fino al ghiacciaio della Brenva. La traversata del ghiacciaio della Brenva è spesso complessa e molto pericolosa per i crepacci che in questo periodo sono coperti da un sottile strato di neve che nasconde le insidie. Raggiunto la destra orografica del ghiacciaio, finalmente, saremo alla base del canalone sud delle Dames Anglaises. Per arrivare ai piedi del nostro obbiettivo, saranno necessarie almeno 3h30'.
Altre 2h30' di scalata con gli sci sullo zaino ci permetteranno di salire i 700 metri di dislivello del canalone fino alla sua sommità e calzati nuovamente gli sci, finalmente avrà inizio la discesa.
A presto.